Rabbia, Ansia, Dovere, Oppressione

Rabbia, Ansia, Dovere, Oppressione. Sono le parole chiavi emerse dal secondo incontro virtuale di Auto Mutuo Aiuto “Le Parole che nutrono”.

Alla luce della situazione attuale, che ci vede impossibilitate a vederci, abbiamo deciso di proseguire i nostri incontri su Skype.

Mai come prima le nostre parole ci forniscono reciproco nutrimento. Non possiamo sfiorare il nostro interlocutore, guardarlo negli occhi senza uno schermo che ci separi, osservare la gestualità dell’altro, ascoltare il linguaggio del suo corpo ma possiamo nutrirci delle sue parole.

Accettato che, in questo periodo di confusione e incertezza, sentire queste emozioni e sensazioni fisiche che circolano dentro e fuori il nostro corpo è del tutto normale, ho pensato che potevo fare uno sforzo e capire da dove viene tutto questo movimento interno.

E poi vorrei provare a capovolgere le parole chiave, a navigare nel loro significato per trovare un’accezione positiva ed evitare di sentirsi così sbagliati.

RABBIA: rabbia per quello che non abbiamo fatto finora, per le occasioni che ci sembrano perse ma forse sono ancora lì ad aspettarci; rabbia per ciò che non possiamo fare, per quello che sentiamo in televisione, per le ingiustizie ricevute dai nostri amici o conoscenti; rabbia perché non sappiamo cosa aspettarci dal futuro e come reagiremo una volta finito tutto questo.

L’opposto della rabbia è la calma, stato d’animo che forse neanche prima era per noi molto conosciuto o meglio riconosciuto. Possiamo raggiungere la tranquillità, per esempio, come suggerisce la nostra facilitatrice, con la potenza della respirazione oppure disegnando, fissando le nostre idee con la scrittura, circoscrivendo quello che sta capitando. A volte vorrei URLARE e tirare fuori tutto il volume compresso che sento dentro, potrei URLARE che a volte mi sento bene.

ANSIA: dal latino angere che significa “stringere”, ansia perché ci sentiamo stretti in una morsa. La tachicardia mi accompagna da un po’ di tempo, l’ho sempre collegata a varie cause (abbuffate, attività fisica, uso di farmaci etc.) ma poi, pensandoci bene, potrebbe essere l’ansia che si fa sentire. L’ansia generalizzata che sentiamo non ha per forza a che fare con noi, è un’ansia del tutto motivata perché il Coronavirus e le sue conseguenze, è una variabile che non era nei nostri programmi; proprio non l’avevamo preventivata e non possiamo esercitare il controllo sulle nostre vite, adesso che c’è lui.

L’ansia è del tutto normale, continuiamo a ripetercelo, io la chiamo “ansia positiva” quella che mi fa stare attiva, mi fa sentire viva. È strano che l’ansia, se ben dosata, ci dia la possibilità di dare il meglio di noi, e invece, se supera quel limite immaginario diventa persino una nemica per il nostro organismo, una nemica che ci paralizza.

DOVERE: i continui decreti legge che ci impongono regole e limitano la nostra libertà di movimento, di produttività; limitano la possibilità di ricevere e dare un abbraccio e ci impediscono di stare vicino alle persone che amiamo…tutto questo risulta faticoso, impegnativo, frustrante e ci chiediamo se i nostri sforzi serviranno a qualcosa.

Per il nostro bene dobbiamo rispettare molte regole ma non dimentichiamo i nostri diritti, quelli non possono stare in quarantena. Abbiamo diritto ad esprimerci, a dire la nostra opinione e condividerla, abbiamo diritto a piangere se siamo tristi e a ridere se ci sentiamo contenti, abbiamo il diritto di continuare a sentirci utili per qualcuno. Mi dico che è lecito anche provare Piacere. Non mi riferisco alla consolazione, alla gratificazione ma al Piacere. Provare soddisfazione per qualcosa che facciamo, per qualcosa che ci riconosciamo di aver fatto. È difficile per me provare Piacere, è difficile trattenerlo e farne tesoro ma ho imparato a non vergognarmi.

OPPRESSIONE: ci sentiamo un peso sul petto, il peso dell’impedimento “a fare” che blocca le nostre energie e soffoca la nostra voglia di reagire. Quando sarà finito tutto, e non succederà da un giorno all’altro ma immagino sarà un processo, ci sentiremo di nuovo liberi e allora potrei immaginare cosa fare una volta che mi sentirò di nuovo libera. Potrò apprezzare le mille possibilità che la vita mi offre e decidere di non incatenarmi di nuovo nella realtà, non essere io il motivo di quel senso di oppressione, ma lasciare che la mia energia fluisca proprio come sto cercando di fare adesso.

Il Gruppo di Auto Mutuo Aiuto “Le parole che nutrono” ci ha dato l’opportunità di continuare a vederci e scambiarci pareri, strategie di sopravvivenza, paure, sorrisi.  Questo mi fa sentire meno sola, mi fa essere fiera di aver scelto un gruppo al quale partecipare; mi fa riflettere sul fatto di poter essere parte attiva di un tutto, quel “tutto” che mi spaventa, mi disorienta, mi confonde… ma io non vorrei perdermi. Io ci sono proprio come ci siete anche voi.

Grazie C.

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